L’importanza del gioco (parte 1)
L’importanza del gioco è un articolo che mette al centro un approccio ludico all’apprendimento. Leggi la seconda parte qui
La didattica è centrata sulla costruzione personale, collettiva dei saperi e sul consolidamento contestuale degli obiettivi e delle competenze. Si esplica attraverso un approccio plurale ed flessibile alle metodologie pedagogiche, alle scelte delle tecniche e strategie didattiche che garantiscano versatilità ed efficacia all’azione educativa. È indispensabile che tali scelte siano rispondenti alle diversità di ogni bambino e ai loro stili d’apprendimento. La didattica è il momento dell’azione, In particolare, la didattica, attraverso il suo esplicarsi porta alla costruzione della cultura.
Ogni giorno, la sezione diventa gruppo d’apprendimento in cui si intersecano le conoscenze e i saperi che assumo- no la connotazioni specifiche per i singoli e per il grup-
po. Non esistono strategie valide per tutte le situazioni, non vanno considerate come compartimenti stagni e l’una non esclude l’altra. Spesso si sommano o s’intersecano, è necessario averne conoscenza per poter utilizzare le giuste azioni in base ai bisogni educativi e cognitivi dell’attività da svolgere.
Prima di ogni cosa va tenuto conto che il linguaggio che unisce ogni tecnica o strumento, ma anche il fare tutto è nella scuola dell’infanzia certamente il gioco.
Il gioco
Il gioco è il modo in cui il bambino interagisce con il mondo, lo conosce, lo interiorizza, lo modifica, lo progetta, lo esplora, lo osserva. Per di più, il gioco sviluppa dimensioni emotive, cognitive e sociali e incentiva la conoscenza dei prerequisiti linguistici, topologici e spaziali, della creatività e del pensiero divergente, e molte altre, infinite abilità, conoscenze e competenze. Il gioco è salutare perché crea divertimento ed emozioni positive. Il gioco è uno spazio ameno che s’incontra da bambini e non si dovrebbe mai abbandonare. I docenti garantiscono lo svolgimento positivo promuovendo il rispetto reciproco e l’armonia del suo sviluppo, si assicura che abbia uno svolgimento logico, un inizio e una fine. Osservando a distanza e con interventi mirati, l’insegnante entra a far parte del gioco dei bambini condividendo il suo fare.
1. IL GIOCO E IL CERVELLO
Il gioco presente in molte specie di cuccioli perché ha un vantaggio educativo: favorisce lo sviluppo e la crescita del cervello, stabilisce nuove connessioni e abilità che verranno utilizzate nella vita futura. Stimola anche lo sviluppo delle capacità empatiche e di comprensione degli altri.
2. IL GIOCO E LO SVILUPPO DEL BAMBINO
Il gioco è essenziale allo sviluppo è un esercizio che favo- risce la costruzione della personalità nel bambino in età evolutiva.
Teorie psicologiche o biologiche hanno cercato di spiegarne la ragione:
- Gioco come superfluo di energia: il bambino dispone di una grande carica energetica che ha bisogno di scaricare, immergendosi in qualunque tipo di gioco. L’energia superflua a volte si manifesta anche per eccesso di stanchezza e non riesce a “fermarsi”.
- Gioco come residuo di funzioni ataviche: il bambino porta nel suo codice genetico alcune attività dei lontani predecessori che riproduce spontaneamente anche se oggi appaiono inutili. Per esempio la lotta con cui soddisfa una tendenza ancestrale di difesa, mettendola in campo se ne libera. È in questa prospettiva una esercitazione: per esempio un bambino che ama giocare in gruppo ha ottime potenzialità per diventare più socievole da grande. Lo sostiene la legge biogenetica di Haeckel, secondo cui lo sviluppo dell’individuo ripercorre l’evoluzione della specie (bambino/uomo primitivo).
- Gioco come funzione e conservazione dello sviluppo: il gioco sviluppa e conserva le funzioni utili alla vita adulta e agisce come una valvola di sicurezza per scaricare l’energia di alcune tendenze antisociali che l’individuo si porta con sé dalla nascita.
- Gioco come esercizio preparatorio: il gioco ha il compito di preparare corpo e mente ad azioni che più verranno esercitate da adulti, proprio come fa un gattino con un gomitolo per esercitarsi alla cattura della preda. Questa teoria è stata accolta da pedagogisti come Froebel, Claparède e Decroly.
3. IL RUOLO DEI GIOCATTOLI
Oltre che essere nati apposta per far giocare i bambini, i giocattoli invitano al gioco. Non è necessario però che i giochi siano quelli “fabbricati”, specifici o funzionali, i giochi possono diventare anche elementi della natura o oggetti della realtà quotidiana che vengono ‘trasformati’ dai bambini in base a ciò che a loro serve, in base alla funzione di cui hanno bisogno: un bastone di legno diventa una spada, una canna da pesca o un righello per misurare.