L’importanza del gioco (parte 2)
Ecco la seconda parte dell’articolo sull’importanza del gioco . Leggi la prima parte qui
L’importanza del gioco prevende una didattica è centrata sulla costruzione personale, collettiva dei saperi e sul consolidamento contestuale degli obiettivi e delle competenze.
Si esplica attraverso un approccio plurale ed flessibile alle metodologie pedagogiche, alle scelte delle tecniche e strategie didattiche che garantiscano versatilità ed efficacia all’azione educativa.
È indispensabile che tali scelte siano rispondenti alle diversità di ogni bambino e ai loro stili d’apprendimento. La didattica è il momento dell’azione, In particolare, la didattica, attraverso il suo esplicarsi porta alla costruzione della cultura.
Ogni giorno, la sezione diventa gruppo d’apprendimento in cui si intersecano le conoscenze e i saperi che assumono la connotazioni specifiche per i singoli e per il gruppo.
Non esistono strategie valide per tutte le situazioni, non vanno considerate come compartimenti stagni e l’una non esclude l’altra. Spesso si sommano o s’intersecano, è necessario averne conoscenza per poter utilizzare le giuste azioni in base ai bisogni educativi e cognitivi dell’attività da svolgere.
Prima di ogni cosa va tenuto conto che il linguaggio che unisce ogni tecnica o strumento, ma anche il fare tutto è nella scuola dell’infanzia certamente il gioco.
1. Evoluzione nel gioco della crescita
Il gioco nasce come “gioco individuale” (il bambino gioca con il seno della mamma) e via via si trasforma. Nella scuola dell’infanzia il gioco diventa variegato e multifunzionale, da individuale a gruppo, dove i bambini condividono conoscenze e regole, lo sviluppo cognitivo e il linguaggio.
- Sviluppo dell’attenzione.
- Sviluppo della logica.
- Sviluppo della capacità di ipotesi, esplorazione e prova.
- Sviluppo del linguaggio e del lessico.
- Incremento della creatività e il pensiero divergente.
- Sviluppo della curiosità.
2.Tipologie di gioco
Esercizio senso-motorio (primi mesi di vita)
In questo periodo il bambino si esercita verificando le proprie capacità, pone attenzione primariamente al corpo e successivamente agli oggetti intorno a sé.
Simbolici (dai 18 mesi ai 6 anni).
Entrano in gioco anche immaginazione e imitazione, il bambino sa pensare oggetti e situazioni che non vive, ma che conosce già. Recita e porta in “pubblico” il mondo interiore e quello della fantasia tanto che gli oggetti non si utilizzano solo per le loro funzioni, ma anche per simbolizzare quel che il bambino attribuisce loro: una scopa diventa un cavallo, dei sassi diventano polpette, ecc.
Regolamentati (a partire dai 6 anni).
Quando il bambino ha una buona capacità di socializzazione, dunque dopo aver acquisito un certo grado di connessione alla realtà e aver maturato una certa tolleranza alle frustrazioni (per poter accettare la sconfitta e non infierire sull’avversario in caso di vittoria), il bambino si avvicina ai giochi con delle regole ben precise. Queste possono essere tradizionali (quelle tramandate) o accordate e implementate al mo- mento: l’importanza del loro rispetto è fondamentale per la riuscita di questi giochi.
Hobby (a partire dai 6 anni).
Si gioca per il piacere di giocare per uno scopo ben preciso, a volte gli hobby durano tutta la vita (scacchi, bocce, collezioni, ecc.)
3.Il gioco e la cooperazione
Generalmente ed erroneamente si pensa che il gioco sia competizione, ma non è così perché:
- i bambini si accordano su quando iniziare e quando finire;
- si accordano sulle regole;
- si accordano sui ruoli;
- rispettano accordi e regole.
Le conflittualità per la condivisione di ruoli, tempi o altro sono naturali, ma ciò risulta anche dialogico: il bambino parlando e discutendo giunge a conclusione e a organizzare.